Appartamento ad Atene

Lunedì, 24 Marzo 2014

Atene, 1942. Zoe (Laura Morante) e Nicolas vivono insieme ai due figli, un maschio e una femmina di 12 e 10 anni, quando vedono rivoluzionate le loro esistenze dalla decisione forzata di ospitare nel loro appartamento l’ufficiale tedesco Kelter (Richard Sammel), un nazista convinto di avere il potere di disporre a piacimento della vita di tutti coloro che incontra per la sua strada. Mentre il figlio medita fantasie di vendetta e la figlia rimane affascinata da quel militare in alta uniforme e così ascetico, i coniugi finiscono col divenire servi e prigionieri, annullando anche la loro identità. Si ritroveranno disorientati quando Kelter, dopo un improvviso viaggio in Germania, dove assiste alla morte dei propri cari, ritornerà profondamente cambiato e indulgente, ignorando però che si tratta di semplice apparenza pronta a degenerare in ulteriore e immotivato odio.

 

Scheda

Regia: Ruggero Dipaola
Paese: Italia
Anno: 2011
Durata: 95 min
Attori: Laura Morante, Richard Sammel, Gerasimos Skiadaressis, Vincenzo Cera

Trailer: http://www.mymovies.it/film/2011/appartamentoadatene/trailer/

Critica

«Appartamento ad Atene:Incontro con il regista e il cast del film. Una conferenza stampa tutta sulla Storia e le sue sfaccettature quella che ha seguito l’anteprima di Appartamento ad Atene, l’opera prima di Ruggero Dipaola, tratta dal’omonimo libro di Glenway Wescott. Presenti al Cinema Barberini, oltre al regista, i co-sceneggiatori, Heidrun Schleef e Luca De Benedittis, e il cast (Laura Morante, Richard Sammel e i giovanissimi Vincenzo Crea e Alba De Torrebruna). Il film, che verrà distribuito dalla Eyemoon Pictures in 50 copie, sarà in sala il 28 settembre.

Il romanzo di Wescott è ambientato in un momento storico preciso, durante la Seconda Guerra Mondiale, ma il film è come fosse un Kammerspiel, in cui troviamo uno straniero che arriva a sconvolgere la comunità. Perché ha scelto proprio questa storia per il suo primo film? Dipaola: Dopo aver opzionato il libro e scritto la sceneggiatura, mi sono ricordato dei racconti che mia madre faceva quando ero piccolo. Anche la sua famiglia in Abruzzo era stata costretta a ospitare un militare nazista. Allora ho riconosciuto qualcosa di familiare nella storia. E poi mi affascinavano le dinamiche che si scatenano con l’arrivo del Capitano Kalter, non solo nei singoli personaggi, la loro reazione, ma anche tra i componenti della famiglia. Sembra quasi che, da un certo punto di vista, questo arrivo porti dei benefici, come nel caso della vita di coppia tra gli Helianos.

Come si è svolta la produzione del film? Dipaola: Ho avuto la fortuna e sfortuna al tempo stesso di essere regista e produttore, quindi ho potuto scegliere i miei collaboratori e il cast, ma ho dovuto anche andare a cercare finanziamenti. Abbiamo ricevuto il sostegno del MiBac, dell’Apulia Film Commission, della Roma Lazio Film Commission e dei tax credit di una società chiamata Esperia, che ci ha permesso di chiudere il budget. All’inizio dello sviluppo abbiamo avuto il sostegno anche di MEDIA e della tedesca Pandora Film, ma poi, per motivi tecnici, non conveniva una co-produzione e alla fine il film è stato tutto italiano.

Come sempre, quando si adatta un film da un libro, ci sono delle differenze. Dipaola: Heidrun, Luca e io abbiamo ovviamente letto il romanzo prima di scrivere la sceneggiatura e, oltre l’ovvio adattamento, sì, ci sono delle differenze, ma non molte. Quella principale riguarda Zoe Helianos, che nel romanzo è una donna ansiosa, cagionevole, che ha perso la sua giovinezza, mentre nel film è una donna forte e affascinante. La bambina, Leda, nel libro viene descritta come una bambola ritardata, mentre noi abbiamo voluto lavorare sul personaggio e spiegare il suo modo di essere come una conseguenza dello shock subito quando Leda aveva assistito all’esplosione di una bomba al mercato. Alex, invece, è molto simile per ironia e sarcasmo, ma abbiamo accentuato il conflitto con il padre. Altra differenza è l’aver voluto lasciare la guerra un po’ sullo sfondo e focalizzarci sulle persone. Schleef: Non ricordo il romanzo perché, dopo averlo letto una volta o due, si dimenticano le cose, rimane un ricordo soggettivo della storia e alla fine è la propria interpretazione che passa nella sceneggiatura. De Benedittis: C’è anche un’altra differenza, quella del cugino patriota, che nel romanzo ha un ruolo consistente, ma abbiamo voluto tagliarlo per concentrarci sul nucleo familiare. Morante: Non ho letto il romanzo. Ruggero me lo aveva passato, ma mi aveva pure detto che la sceneggiatura era diversa, quindi non l’ho letto. Anche se ora mi incuriosisce. Il personaggio di Zoe è come lo descrive Ruggero, è una donna forte. Forse anche per questo la famiglia si spacca in due: da una parte, la madre e il figlio; dall’altra, la figlia che s’invaghisce del Capitano e il padre che crede di trovare un contatto umano, intellettuale con lui. La madre, invece, non si fida fino alla fine. In lei troviamo tutte quelle sfumature che vanno dalla diffidenza all’ostilità, anche un senso d’ingiustizia.

Il film ha partecipato a molti festival all’estero. È stata realizzata una versione internazionale? Dipaola: All’estero il film è andato molto bene. Ha partecipato a vari festival, anche a un festival di cinema greco a Los Angeles, dove è stato apprezzato e ha vinto. Nelle sale, qui da noi, uscirà la versione italiana, ma per il mercato estero abbiamo realizzato una versione in cui tutti i personaggi parlano greco, anche Kalter, che lo parla con un accento tedesco. Gli attori italiani sono stati doppiati. Per un problema di tempi, Laura non ha potuto fare la versione greca, anzi, c’è stato il rischio che non potesse partecipare al film visto che la produzione doveva partire insieme al suo Ciliegine. Richard, invece, ha imparato apposta il greco e ha recitato lui anche in quella versione.

Appartamento ad Atene è passato anche alla Festa del Cinema di Roma lo scorso anno, un po’ in sordina. Come è andata? Dipaola: Il film ha partecipato al concorso per giovani registi italiani, la Vetrina dei giovani cineasti italiani, che si teneva alla Casa del Cinema, non all’Auditorium, quindi un po’ decentrato. Abbiamo vinto la sezione. Al momento siamo anche in trattative per una distribuzione negli USA, che hanno apprezzato il film più che negli altri paesi e continuano a chiederlo ai festival. La loro è stata una reazione inaspettata mentre i tedeschi si sono posti in modo netto: o lo hanno amato o non lo hanno proprio visto.

Sammel, da attore tedesco, che ne pensa lei di questa reazione del pubblico tedesco? Sammel: I tedeschi hanno fatto un gran lavoro su questa parte della Storia. Se ne parla tanto nelle scuole e ovviamente al cinema, che si appropria delle tematiche più importanti. Anche per altri film sul nazismo i tedeschi hanno avuto questa reazione. Non accettano che gli italiani facciano un film sul nazismo, ma è una reazione normale. È un po’ come se i tedeschi facessero un film su Garibaldi. Al momento sto girando una serie Tv in Francia sempre su questo periodo e la reazione è stata la stessa. I tedeschi vogliono essere loro a parlarne.

Il personaggio di Kalter presenta molte sfumature, mostra anche una certa sensibilità e apertura e poi torna sulle sue posizioni radicali. Non le sembra un po’ contraddittorio? Dipaola: Anche nel libro è così. Di Benedittis: È un soldato, per noi non c’è contraddizione in questo. Dipaola: Quando Helianos dà la responsabilità della morte della sua famiglia a Hitler e Mussolini, Kalter reagisce. È come se si toccasse un nervo scoperto per lui, che riguarda il fallimento dell’ideologia nazista. Si sente sconfitto come soldato. Sammel: Nel mio percorso d’attore ho scoperto che la cultura e l’intelligenza non impediscono la bestialità. Credo che sia la chiave per capire il nazismo. Né banalità né intelligenza impediscono la bestialità. Dipaola: Kalter ha perso tutto, la sua famiglia è distrutta. Quando torna ad Atene è traumatizzato e ciò lo apre emotivamente a questo cambiamento. Si entra nell’interiorità del personaggio. Di Benedittis: Helianos cade in un equivoco. Pensa che Kalter sia in quel momento come lui, un padre che ha perso il figlio, mentre Kalter lo vede ancora come un servo.

Una domanda per Laura Morante. Cosa l’ha spinta ad accettare questo ruolo? Morante: Mi è piaciuta la tenacia di Ruggero. Spesso tenacia e ostinazione sono segni del talento. Era deciso a fare questo film nonostante le difficoltà incontrate. E poi c’era Heidrun. Quando me l’ha detto ho subito accettato visto che ha sceneggiato alcuni dei film a cui sono più legata. Mi sembravano anche interessanti le sfumature presenti nella storia. Come sono stati scelti i due giovani attori? Dipaola: Il casting è stato condotto da Veronica Mancino. Io non ne ho visti molti di ragazzi, 600-700, che comunque non sono tanti, e mi sono concentrato su di loro. Li ho scelti perché mi sembravano più adatti dopo i 5-6 provini a cui si sono sottoposti. Con loro siamo partiti in anticipo, abbiamo fatto due mesi di prove prima delle riprese, una sorta di gioco in itinere che li ha portati a essere molto preparati all’inizio delle riprese». (www.sentieriselvaggi.it)  

Premi e Festival

Nomination Miglior attrice a Laura Morante ai Nastri d'Argento 2013 e nomination Migliori costumi ai David di Donatello 2013

Note

ospite il regista Ruggero Dipaola