Vergine giurata

Sala 1 Ospite la regista Laura Bispuri

Lunedì, 18 Gennaio 2016

Hana Doda, una ragazza che cresce sulle montagne albanesi, in una comunità dove vige una cultura arcaica e maschilista. Per sfuggire al suo destino Hana si appella al Kanun: giura di rimanere vergine, prende il nome di Mark e si fa uomo, ottenendo gli stessi diritti degli uomini, ma rinunciando alla sua femminilità e ad ogni forma di amore.

 

Scheda

Regia: Laura Bispuri
Paese: Albania, Francia, Svizzera, Italia
Anno: 2015
Durata: 90 min
Interpreti: Alba Rohrwacher, Lars Eidinger, Flonja Kodheli, Luan Jaha, Bruno Shllaku, Drenica Selimaj, Dajana Selimaj, Emily Ferratello

Trama

Hana Doda (Alba Rohrwacher) cresce sulle montagne albanesi, dove vige una cultura arcaica e maschilista che non riconosce alle donne alcuna libertà. Per sfuggire al suo destino, Hana si appella proprio alla legge della sua terra, il kanun: giura di rimanere vergine e si fa uomo, diventa Mark, ottenendo di essere considerata al pari degli uomini, ma negando così ogni forma di amore. Un rifiuto che diventerà la sua prigione.  

Critica

Dopo i fortunati corti Passing Time, Biondina e l'esperimento in 3D Salve regina, la regista romana per il suo esordio si è ispirata al romanzo Vergine giurata della scrittrice albanese Elvira Dones e al ruolo delle donne entro i confini di un ordine fortemente patriarcale, di totale subalternità. Partendo dal romanzo, elabora una riflessione che non è solo etno-antropologica, ma un lavoro di scavo durissimo e silente nel corpo e nella costruzione dell'identità personale, che elide la parola e affiora nelle immagini, nei gesti e nei graffi sulla schiena di Alba Rohrwacher (a cui la regista aveva pensato immediatamente). In perfetta simbiosi col suo personaggio, l'attrice riesce magneticamente a restituire la prigionia che il corpo poi finisce per rifiutare, la femminilità negata in nome della libertà e poi ritrovata; la macchina da presa la pedina, le sta sulla nuca, ne indaga il fisico mascolino e l'incedere nervoso e dinoccolato.  

Premi e Festival

Nomination al David di Donatello 2015 come Miglior regista esordiente e ai Globi d'Oro 2015 come Miglior Opera Prima. 

Rubrica

Quando ho letto il libro di Elvira Dones, ho sentito la forte originalità del soggetto. La vicenda di Hana mi sembrava molto vicina a quelle che ho raccontato nei miei corti, alle tematiche a cui sono profondamente legata: personaggi femminili che devono scappare da gabbie, prigioni di ogni tipo”. La regista ha passato molto tempo sulle montagne albanesi e ha parlato con alcune vergini giurate: “La prima che ho incontrato aveva 35 anni e mi ha fatto un grande effetto. Non hanno voglia di raccontare, soprattutto del loro corpo, e sono pochissime quelle che in realtà decidono di fuggire come Hana che dopo tanta solitudine trova infine il coraggio di aprirsi alla vita”. (Laura Bispuri).

Il fenomeno delle vergini giurate, o burrneshe in lingua albanese, ha un'origine antica nell'area balcanica. Il codice medievale del Kanun, per lo più tramandato oralmente, prevede la possibilità, per donne che rinuncino alla vita femminile e scelgano la castità, di vivere come uomini in mezzo agli uomini. In una società rigidamente patriarcale, ove a una donna non è consentito quasi nulla – imbracciare armi, scegliere lo sposo, passeggiare da sola fra i monti – l’essere uomini possiede innegabili vantaggi. Nella società contemporanea, l'impiego effettivo del Kanun, che regola rigidamente ogni aspetto dell'esistenza individuale e collettiva, sta progressivamente sparendo, eppure qualcosa sopravvive nelle regioni più remote dell'Albania.

Berlinale 2015, intervista ad Alba Rohrwacher e Laura Bispuri:
Alla base di Vergine giurata ci sono i cortometraggi di Laura Bispuri, da lì, da quel terzetto molto coerente e compatto (Passing time, Biondina e Salve Regina) qualcuno ha pensato di passare alla regista il libro "Vergine giurata", giudicandolo in linea con le sue opere. Lo era: "Mi ha folgorata. Ci ho visto molte somiglianze tra i personaggi dei corti, infatti nella fase di preparazione facevo leggere la sceneggiatura e insieme vedere i miei lavori, sperando che si potesse riconoscere un filo. Ora che il film è finito posso dire che questo filo c'è".
Da libro a sceneggiatura fino a film Vergine giurata ha guadagnato Alba Rohrwacher (di certo la nostra attice al momento con maggiore credibilità e notorietà festivaliera) e il concorso al Festival di Berlino. Le due hanno lavorato assieme per buona parte della preparazione sul personaggio di Mark/Hana, inizio e fine della storia, una donna albanese che rinnega la sua femminilità e sessualità, si fa considerare da tutti come uomo e così non viene più trattata come l'ultimo anello della comunità montanara in cui vive. Per riscoprire se stessa dovrà raggiungere la sorella scappata in Italia.
Nei film italiani la provincia o la campagna sono sempre luoghi in cui si scopre la propria vera natura, nel tuo film invece solo nelle città si è liberi di essere se stessi...Laura Bispuri: "Tutto il film è giocato sugli opposti e sul doppio (uomo/donna, città/campagna, arcaico/moderno) quei luoghi del nord dell'Albania però hanno una durezza tutta loro, freddo e fatica che si traducono in regole e mentalità rigide. Tuttavia non volevo che nel film ci fosse una connotazione troppo negativa di quel mondo, ho cercato il più possibile di lavorare sull'armonia e trasmettere una malinconia verso quei posti abbandonati". Dici malinconia verso le remote regioni montuose dell'Albania? Laura Bispuri: "Sì, le protagoniste non possono tornare nè restare in quella terra ma comunque la amano. La canzone che si sente alla fine è un po' un modo di tornarci, una riconciliazione con le origini. Certo in città Mark può fare quei passaggi impossibili in Albania ma mi piacerebbe fosse più complesso il rapporto tra i due posti". Per creare il personaggio di Mark/Hana dunque non c'è solo l'imitazione di modelli maschili ma anche la considerazione di come si diventi a furia di stare in quei posti? Alba Rohrwacher: "Il punto è tutto sul fatto che in questo film non si racconta un uomo ma una donna travestita da uomo, una creatura a metà. Di certo sarebbe stato più difficile se avessi raccontato un uomo punto e basta, senza svelare che sono una donna. Sarebbe stato ambizioso e probabilmente impossibile, nel caso specifico è stato fatto un gran lavoro perchè queste persone che negano la propria identità femminile, diventano uomini, fanno la vita degli uomini, vanno a caccia, bevono liquore fortissimo, fumano, stanno sempre all'aperto... Si mascolinizzano ma mantengono un'anima femminile. Bisognava rendere quindi credibile che da 20 anni questo personaggio sta nelle montagne, caccia e si relaziona agli altri come un maschio". Laura Bispuri: "Volevamo rendere l'interiorità, ci tenevamo fosse un film con un grande viaggio interno al personaggio. Spesso vedo gli attori che sono molto esterni: fanno, agiscono... Io invece volevo qualcosa di più interiore e credo che ci siamo riusciti". Siete una gran coppia, come vi siete incontrate? Ci sono stati provini per la parte? Laura Bispuri: "No, da subito io ho voluto Alba". Alba Rohwacher: "Sì, mi ha portato la sceneggiatura 3 anni e mezzo fa, dicendomi che voleva che facessi io la protagonista. L'ho letta e mi è piaciuta ma non ero sicura fossimo in grado. Le ho chiesto se pensava davvero che ce l'avremmo fatta e il suo entusiasmo mi ha contagiato". Laura Bispuri: "Ho pensato tutto il film intorno al viaggio interiore a Mark/Hana, ha una sceneggiatura e un montaggio legati al personaggio. Ma senza un'attrice che supportasse lo sforzo avrei fallito e Alba l'ha non solo supportato ma anche innalzato". Conoscevi i suoi corti? Non sono molto diversi da Vergine giurata... Alba Rohrwacher: "Li ho visti dopo che aver letto la sceneggiatura e mi è sembrata subito grande. Le sono grata, è stata davvero coraggiosa ad offrire questo ruolo a me".