Class enemy

Sala 1

Lunedì, 01 Febbraio 2016

Un nuovo professore di tedesco non riesce a trovare la giusta intesa con i suoi studenti per via dei modi differenti che hanno di intendere la vita. Il rapporto tra docente e allievi si fa sempre più teso e si acuisce quando una studentessa si suicida. I compagni della giovane ragazza accusano l'insegnante di essere il responsabile...

 

Scheda

Regia: Rok Bicek
Paese: Slovenia
Anno: 2013
Durata: 112 min
Interpreti: Igor Samobor, Nataša Barbara Gracner, Tjaša Zeleznik, Maša Derganc, Robert Prebil, Voranc Boh, Jan Zupancic, Daša Cupevski

Trama

Un nuovo professore di tedesco non riesce a trovare la giusta intesa con i suoi studenti per via dei modi differenti che hanno di intendere la vita e per i suoi metodi di apprendimento: rigoroso ed esigente, mantiene un approccio inflessibile dentro e fuori dall'aula, parla quasi esclusivamente tedesco con gli allievi e non da confidenza al corpo insegnanti. Molto presto il severo metodo d'insegnamento del docente genera un clima di tensione, che si trasforma in un conflitto vero e proprio quando una ragazza si suicida. Il resto della classe lo accuserà di essere il colpevole. 

Critica

"Voi sloveni, quando non vi suicidate, vi uccidete tra voi", sentenzia un ragazzo asiatico, illuminando una delle chiavi di lettura di questa riuscitissima opera prima di notevole forza. Il suicidio è solo il pretesto per fare della classe un simbolico ring dove tutti possono sfogare le proprie repressioni: la scuola come cartina di tornasole delle trasformazioni di una società ancora divisa al suo interno tra fazioni opposte. La grave accusa genera un'escalation di sospetti e di dinamiche contraddittorie ove non tutto appare così definito. Il successivo confronto con i genitori dei ragazzi ad esempio, farà emergere a poco a poco una realtà molto più complessa e stratificata, rintracciando le radici di un malessere più esteso legato alla mancanza di fiducia e sicurezza in se stessi. Classe '85, il giovanissimo regista non fa utilizzo di musica (con la sola eccezione di un preludio di Chopin) solo suono in presa diretta, e oscilla da un piano all'altro giocando persino col registro dell'horror. L'alto tasso di emotività in gioco è perfettamente restituito grazie ad una messa in scena calibrata e pumblea che se da un lato lo reprime, dall'altro ne alimenta il fuoco sotterraneo. 

Premi e Festival

Festival del cinema di Venezia 2013, sezione Settimana Internazionale della Critica: premio “Fedeora” per il migliore film. 

Curiosità

Incontro con il regista: Rok Biček immerge completamente la sua prima opera in un acquario sociale costruito nell'essenzialità di un liceo. Niente esterni né sguardi alle case dei ragazzi, né scene in strada, ma un racconto essenziale concentrato tra le mura scolastiche, dove a farla da padrone è il conflitto tra gli studenti e lo scomodo supplente. “Limitando la scena ho evitato di dire troppo su altre cose. Abbiamo scelto di concentrarci sul conflitto generazionale che si svolge nella classe come fosse una specie di ring. I due pugili combattono sul ring, ma fuori dalla scuola non c’è lo stesso conflitto. Mi piace raccontare la storia in modo da non dare tutte le informazioni così lo spettatore, guardando in maniera attiva, si costruisce dei suoi mondi immaginari a riguardo. Ho voluto lasciare fuori dal film quello che accade fuori dalla scuola, isolandola. Infatti nelle inquadrature che riprendono anche le finestre arriva sempre e solo una luce abbagliante dall’esterno”.
Questo è un film ricco di spunti e molto complesso, sembra che il professore manifesti solo certezze, mentre gli alunni non siano preparati a questo atteggiamento e si ribellano. Si scontrano due tipi di integralismi: il film è basato su una sua esperienza personale? Beh questa interpretazione può essere corretta, come tante altre, credo che il pubblico giustamente deve farsi una sua idea sulle vicende di questa classe. Per quanto riguarda la mia esperienza, si, il film è basato su un fatto realmente accaduto nel mio liceo quando io frequentavo il primo anno. Una ragazza di un'altra classe si suicidò e molti suoi compagni iniziarono a ribellarsi al sistema scolastico prendendosela con tutti i professori, non solo con uno come in questo film. Diciamo che circa l'ottanta per cento di quello che vedete è basato su fatti reali. Per questo ho voluto girare il film in quello stesso liceo dove il fatto è accaduto.
Secondo lei il professore è veramente motivato a insegnare? Sembra un film che si interroga prima di tutto sui metodi di apprendimento scolastici odierni… Io credo di si, credo che lui sia molto motivato a insegnare. Il personaggio è basato su un mio vero professore, di matematica, che sinceramente odiavo quando facevo il liceo. Ho avuto gli incubi per i due anni seguenti per quanto era severo. Ma ora a distanza di anni posso dire che forse è stato il miglior professore che mi sia capitato, non mi avrà insegnato molto di matematica, certo, ma mi ha preparato alla vita come nessun altro. Credo che ogni generazione debba avere un professore così, forse due sarebbero troppi, non si reggerebbero, ma uno credo sia necessario. Purtroppo oggi in Slovenia questo tipo di insegnamento è considerato un po' vecchio stile e, anche se non credo che si debba per forza difendere la severità, dico che a volte può far bene. Perchè prepara alla vita.
Perchè lui insegna con così costanza Thomas Mann? Il racconto Tonio Kröger sembra quasi aver ispirato il film. In realtà Thomas Mann l'ho conosciuto da ragazzo perchè alla fine di un videogioco con cui spesso giocavo usciva una sua citazione che mi è sempre piaciuta. Son partito da questo ricordo, questa citazione, ho pensato che Mann poteva essere adatto per il mio personaggio. In più quando ho letto Tonio Kröger ho capito di aver fatto bingo, involontariamente tanti problemi del mio film venivano direttamente da quel racconto. Certo chi conosce quel racconto può avere ancora più chiavi di lettura, ma a me piace lasciare tutto allo spettatore.
Il tuo film è stato accolto molto bene a Venezia e ora qui. Come l'hanno accolto i giovani coetanei dei tuoi protagonisti? Le reazioni al film sono state più o meno simili in tutta Europa, a riprova che il nostro continente è più simile di quanto si possa pensare. I giovani di tutta Europa mi hanno detto "poteva succedere nel nostro liceo una cosa così". In Slovenia è stato molto bello aver accompagnato il film in diverse scuole. Perchè dopo una ventina di minuti a parlare del film il resto del tempo scivolava sempre a parlare della scuola, dei problemi, di come migliorare varie situazioni. Come un vero film terapeutico per quei ragazzi, mi fa molto piacere questo. E mi sembra importante poter parlare, attraverso l’arte cinematografica, di temi che riflettano sia la società nazionale che quella mondiale. In Class Enemy ciò traspare nel microcosmo dei ragazzi delle medie superiori: una generazione estremamente vulnerabile e, in quanto tale, propensa ad assorbire quel che le succede intorno, sia a livello conscio che inconscio. La rivolta degli studenti contro il sistema scolastico, simboleggiato dal severo professore, è l’immagine riflessa dello scontento sociale globale, che sfrutta ogni (in)giusto motivo per ribellarsi contro le norme vigenti. Nel racconto, queste situazioni estreme descrivono il baratro tra due generazioni molto diverse tra di loro: baratro che la tragedia avvenuta ha maggiormente ampliato”.